Dott. Giuseppe Campo

Ipertrofia prostatica

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Ipertrofia prostatica

Che cos’è Ipertrofia prostatica?

Quando si parla di prostata ingrossata, ci si riferisce maggiormente all’Ipertrofia Prostatica Benigna (IPB), cioè un ingrossamento benigno della ghiandola prostatica che si realizza in più del 50% degli uomini sopra i 50 anni. Ovviamente, non tutti i casi presentano delle situazioni in cui sia necessario intervenire con terapie mediche o chirurgiche. Si tratta di una modificazione che avviene con l’invecchiamento ed è molto diffusa.

L’iperplasia prostatica benigna (IPB) diventa sempre più comune negli uomini con l’avanzare dell’età, specialmente dopo i 50 anni. La causa precisa è sconosciuta, ma probabilmente riguarda i cambiamenti causati dagli ormoni, tra cui il testosterone e soprattutto il diidrotestosterone (un ormone associato al testosterone).
Alcuni farmaci, come gli antistaminici da banco e i decongestionanti nasali, possono aumentare la resistenza al flusso urinario o ridurre la capacità della vescica di contrarsi, determinando pertanto un blocco del flusso dell’urina dalla vescica nei soggetti affetti da IPB.

Sintomi della ipertrofia prostatica

I sintomi dell’iperplasia prostatica benigna (IPB) si manifestano quando la prostata ingrossata inizia a bloccare il flusso di urina. In una prima fase, i soggetti possono presentare difficoltà nella minzione. La minzione può anche essere avvertita come incompleta. Poiché la vescica non si svuota completamente, il soggetto deve urinare più frequentemente, spesso di notte (nicturia). Inoltre, lo stimolo a urinare diventa più urgente. Si può manifestare una notevole riduzione del volume e della forza del flusso urinario e gocciolamento di urina al termine della minzione.
I sintomi dell’iperplasia prostatica benigna (IPB) a carico delle vie urinarie inferiori possono essere causati anche da altri disturbi, tra cui infezioni, tumori della prostata e vescica iperattiva.

Complicanze della ipertrofia prostatica

La prostata ingrossata può determinare altri problemi, che peraltro interessano solo una minima percentuale di uomini affetti da IPB. L’ ostruzione del flusso urinario con ritenzione di una certa quantità di urina nella vescica può aumentare la pressione nella vescica. L’aumento della pressione può alterare la funzionalità renale, ma l’effetto è di solito transitorio se l’ostruzione si risolve precocemente.
Se l’ostruzione dura più a lungo, la vescica potrebbe sovradistendersi e causare incontinenza da iperafflusso. Quando la vescica si distende, si distendono anche le piccole vene nella vescica e nell’uretra. Talvolta queste vene si rompono, quando la minzione è forzata, causando il passaggio di sangue nelle urine.
La fuoriuscita dell’urina dalla vescica può essere bloccata (ritenzione urinaria) completamente, rendendo impossibile la minzione e provocando una sensazione di pienezza e intenso dolore nell’addome inferiore. Comunque, occasionalmente la ritenzione urinaria può avvenire con pochi sintomi o senza alcun sintomo, fino al momento in cui la ritenzione è molto grave. La ritenzione urinaria può essere generata dalle seguenti condizioni:
Immobilità (ad esempio, periodi di riposo a letto)
Essere esposto al freddo
Ritardo della minzione per lunghi periodi di tempo
Utilizzo di alcuni anestetici, alcol, anfetamine, cocaina, oppioidi o farmaci con effetto anticolinergico come gli antistaminici, i decongestionanti e alcuni antidepressivi

Diagnosi della ipertrofia prostatica

Esplorazione retta invasivole
uroflussometria e/o esame urodinamico
Ecografia addom, ecografia transrettale, RMN prostata multiparamtrica
Uretrocistoscopia

PSA totale, esame urine,urinocoltura, creatinemia,citologie urinarie su tre campioni
Palpando la prostata durante un’esplorazione rettale, il medico riesce di solito a stabilire se è ingrandita. La presenza di zone solide o dure può indicare un cancro della prostata.
Solitamente il medico prescrive il dosaggio del PSA. Il tasso del PSA può essere elevato in soggetti affetti da IPB e da cancro della prostata. Se il livello di PSA è elevato oppure se alla palpazione la prostata risulta indurita o presenta noduli, potrebbe essere necessario eseguire altri esami per determinare l’eventuale presenza di neoplasie (RMN prostata multiparametrica e la biopsia prostatica).
Potrebbe essere chiesto di eseguire un’ uroflussometria con un esame ecografico della vescica, per determinare la completezza dello svuotamento della vescica.
Occasionalmente, si effettua una cistoscopia per escludere altre cause di blocco del flusso urinario, come una stenosi uretrale, o per agevolare la pianificazione del migliore approccio per l’intervento chirurgico.

Trattamento della ipertrofia prostatica

Farmaci
Talvolta intervento chirurgico
Trattamento dell’infezione o della ritenzione urinaria prima di trattare l’iperplasia prostatica benigna (IPB)
Non è necessario alcun trattamento, a meno che l’IPB non determini sintomi particolarmente fastidiosi o complicanze (come infezioni delle vie urinarie, alterata funzionalità renale, presenza di sangue nell’urina, calcoli o ritenzione urinaria). L’assunzione dei farmaci che possono peggiorare i sintomi, come gli oppioidi, farmaci con effetti anticolinergici (ad esempio molti antistaminici e alcuni antidepressivi) e farmaci definiti simpaticomimetici (compresi alcuni farmaci per il raffreddore comune), deve essere interrotta appena possibile.

Farmaci
Di solito, la condizione viene inizialmente trattata con i farmaci. I bloccanti alfa-adrenergici (come terazosina, doxazosina, tamsulosina, alfuzosina o silodosina). Alcuni farmaci (come la finasteride e la dutasteride) possono bloccare gli effetti degli ormoni maschili responsabili della crescita della prostata, riducendone il volume e prevenendo o ritardando la necessità di un intervento chirurgico o di altri trattamenti. Alcuni soggetti vengono trattati con un bloccante alfa-adrenergico in aggiunta alla finasteride o alla dutasteride.
Per il trattamento dell’IPB vengono consigliati molti integratori e altri prodotti da banco alternativi.
Gli uomini affetti anche da disfunzione erettile (impotenza) possono essere trattati con una dose quotidiana di tadalafil, in quanto tale farmaco può contribuire ad alleviare sia la disfunzione erettile sia l’IPB.

Intervento chirurgico
Se i farmaci si rivelano inefficaci, si può eseguire un intervento chirurgico. La chirurgia permette la massima riduzione dei sintomi, ma può causare delle commmorbilità e complicanze. La tecnica chirurgica più comune è la resezione transuretrale della prostata (Transurethral Resection of the Prostate, TURP), Durante la TURP a volte viene usato un laser. La TURP non richiede un’incisione della pelle.
La TURP può comportare complicanze come l’infezione e il sanguinamento. Inoltre, in circa l’1-3% dei soggetti sviluppa una condizione di incontinenza urinaria. Alcuni esperti ritengono che fino al 10% degli uomini, sottoposti alla TURP, sviluppi la disfunzione erettile. Dopo la TURP si ha una condizione chiamata eiaculazione retrograda. Tuttavia, le innovazioni tecnologiche hanno migliorato notevolmente la sicurezza della TURP.
Circa il 10% dei soggetti sottoposti a TURP deve ripetere l’intervento entro 10 anni perché la prostata continua a crescere. Se la prostata è molto grossa, potrebbe non essere possibile eseguire la TURP, e potrebbe essere necessario che i medici svolgano una procedura chirurgica più invasiva attraverso un’incisione nell’addome.

Vari trattamenti chirurgici alternativi alleviano i sintomi meno rapidamente della TURP. Comunque, il rischio di complicanze è inferiore con questi trattamenti. La maggior parte di tali procedure viene eseguita con strumenti inseriti attraverso l’uretra. Questi trattamenti distruggono il tessuto prostatico con
TPLA PROSTATICA (ablazione LASER PER VIA TRASPERINEALE)
Trattamenti laser (Olmio, Tullio e green-laser)
REZUM ( l’iniezione di VAPORE)

TPLA, acronimo di ablazione laser transperineale, dall’inglese, Transperineal-Prostate-Laser-Ablation. I vantaggi di questa metodica innovativa? Preserva le funzioni sessuali ed ha pochi effetti collaterali. La tecnica innovativa viene eseguita dall’U.O. di Urologia dell’ospedale Magalini di Villafranca di Verona.

La cura con l’ablazione laser transperineale ecoguidata
“L’ablazione laser interstiziale transperineale ecoguidata è una metodica innovativa che impiega:
un laser a bassa potenza (solo 3 watt);
un piccolo ago.
L’accesso ecoguidato è percutaneo transperineale, avviene cioè attraverso la cute del perineo, tra la base dei testicoli e l’ano. A differenza di quanto accade con le tecniche più tradizionali che impiegano un approccio transuretrale, la novità è che la TPLA consente di preservare l’uretra. La termoablazione laser che avviene durante la seduta operatoria, consiste nella necrosi del tessuto prostatico in eccesso. “L’intervento – sottolinea il dottore – dura circa 30-60 minuti e viene effettuato in anestesia locale o spinale. Indolore, generalmente non comporta alcun disturbo post-operatorio”.
l sistema TPLA si differenzia dalle altre chirurgie mininvasive poiché utilizza un approccio transperineale
Questa caratteristica permette di evitare di transitare in uretra, quindi annullando il traumatismo per la stessa e azzerando il rischio di complicanze uretrali (stenosi, restringimenti)
Inoltre la metodica rientra nella categoria Ejaculation-Sparing: è in grado di trattare l’Ipertrofia Prostatica salvando l’eiaculazione anterograda in più del 95-100% dei casi.
Tecnica chirurgica:
Vengono inseriti degli aghi sottili nell’adenoma prostatico attraverso il perineo
L’energia laser è in grado di indurre necrosi interstiziale e di conseguenza la riduzione dell’adenoma prostatico. La procedura dura pochi minuti (circa 15 minuti).
Può essere eseguita con anestesia locale ( con leggera sedazione) o in anestesia spinale
Nell’arco di qualche settimana l’effetto termico produce una importante riduzione del volume prostatico, con effetto disostruttivo.

Decorso post operatorio:
Il paziente viene dimesso poche ore dopo l’intervento con un catetere vescicale che viene rimosso dopo circa 10-20 giorni, a seconda del quadro clinico.
A distanza di circa un mese si ottengono i primi benefici del trattamento con una risoluzione dei disturbi urinari, presenti prima dell’intervento ed un aumento della forza del flusso urinario.
Il risultato definitivo si ottiene dopo circa 2-3 mesi. Per 2-3 mesi vanno proseguiti i farmaci per ipertrofia prostatica (poi vengono sospesi)
L’intervento generalmente non determina una scomparsa dell’eiaculazione.

Possibili complicanze:
Il trattamento TPLA potrebbe determinare dopo l’intervento effetti collaterali lievi con sintomatologia urinaria della fase di riempimento e vuotamento della durata variabile da alcuni giorni ad un mese tra cui: difficoltà alla minzione, bruciore urinario, minzioni frequenti giorno e notte.

I vantaggi
Vengono infatti azzerati i tipici effetti collaterali, come ad esempio, incontinenza urinaria e sanguinamento. Ecco perché è una procedura mininvasiva particolarmente indicata per chi non può sospendere la terapia con anticoagulanti in previsione dell’intervento. “Il trattamento fototermoablativo percutaneo abbassa notevolmente anche il rischio di complicanze correlate all’approccio transuretrale, tra cui anche la stenosi dell’uretra e non preclude l’esecuzione di eventuali trattamenti successivi”.
Rispetto alle tecniche standard, viene garantita maggiore sicurezza grazie alla mininvasività della procedura. “Si abbassano notevolmente i rischi di complicanze e si preserva una vita sessuale nel paziente affetto da questa patologia, che ricordiamo non colpisce solo gli anziani . Con le tecniche adottate fino ad oggi esisteva il rischio concreto di incorrere nell’eiaculazione retrograda, che non permette al liquido seminale di fluire correttamente verso l’esterno”.
L’ablazione TPLA non solo si è dimostrata una valida alleata per trattare precocemente, in maniera sicura e indolore i sintomi caratteristici quanto insidiosi dell’IPB, ma permette anche di procrastinare interventi chirurgici più invasivi, che possono invece essere programmati in età più avanzata.

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